Vino e un brindisi alla salute !

In tanti anni mi sono sempre fatta tante domande su quello che mangiavo: da dove viene, come è fatto, cosa contiene, fa bene, fa male … ma non mi sono mai chiesta nulla su quello che bevevo. Beh, in realtà le bevande piene di zuccheri e di finta frutta fresca, sì, quelle le ho eliminate. Ho apprezzato tanto le birre artigianali non pastorizzate. Sono anche passata all’acqua naturale in bottiglia di vetro … ma nessun dubbio sul vino. Perchè? Non saprei. Forse perché ingenuamente credevo che il vino non si potesse fare se non con l’uva. Eh già, ingenuamente, molto ingenuamente!

Un paio di anni fa conosco i gestori di un locale di un piccolo paesino della provincia di Milano che da anni promuovevano vini biodinamici. “Biodinamico? Mai sentito“. E con quel “Mai sentito” inizio un nuovo percorso.

Si accende la curiosità e si fanno strada timori su ciò che avevo bevuto fino ad allora. Scopro che esiste il vino naturale. Quindi il vino che ho bevuto fino ad oggi non era naturale? E scopro anche che esiste il vino vegan. Vegan? Non mi era mai neanche balenata l’idea che non lo fosse. Ma cosa ci può essere di “non vegan” nel vino?

La lista di additivi, tra cui albumina e caseina, è lunga. Il vino si chiarifica, si stabilizza, si filtra tramite l’uso di robaccia chimica fino a trasformarlo in una bevanda che del vino ha solo un lontano ricordo e che ci lascia quel terribile cerchio alla testa se si eccede con il famoso bicchiere di troppo.

E dopo un attimo di sconforto e tristezza, la speranza si rianima grazie alla scoperta di temerari viticoltori che sfidano le leggi dell’economia e “accompagnano un processo naturale nel suo divenire” (cit. Cascina degli Ulivi). Aziende che producono il vino in modo naturale quindi esistono. E’ un po’ difficile trovarle, ma una volta conosciute non potrete più farne a meno.

Ho scritto questo Post senza pretese, ma solo con il desiderio di condividere con voi qualcosa che scoperto e che ha cambiato un po’ il mio percorso.

Vi lascio con le parole riportate sull’etichetta di una bottiglia di “Terra dei Preti” della cantina Collecapretta. Che dire? Leggendole mi sono emozionata.

Vino_CollecaprettaVino bianco ottenuto da una selezione di uve delle vecchie viti di Trebbiano Spoletino, fermentate con la macerazione delle bucce per più di dieci giorni come nella pratica tradizionale antica del “ribollito”. Il lavoro in vigna e in cantina si ispira a principi di assoluta naturalità e alle influenze dei cicli lunari. In cantina si pratica una fermentazione a temperatura non controllata con lieviti indigeni. Il vino riposa in un contenitore di cemento vetrificato e subisce un solo travaso a Marzo, con la prima luna calante, il vino viene poi imbottigliato i primi di Giugno.”

 

Per chi volesse approfondire l’argomento riporto di seguito qualche interessante link:

http://www.sorgentedelvino.it/il-vino-naturale-e-si-fa-nella-vigna

http://www.ideegreen.it/differenze-vino-biodinamico-e-biologico-52428.html

Infine qualche parola da parte delle aziende citate in questo Post:

http://www.collecapretta.it/le-motivazioni-2/

http://www.cascinadegliulivi.it/index.php/it/biodinamica